fbpx

IL MANIFESTO DEL SENSIBILE

Il Manifesto del Sensibile è un manifesto in fase di creazione che intende analizzare l’arte contemporanea ed il sistema dell’arte al fine di comprenderne i problemi, riservati alle aree interessate, e tentare di suggerire nuove possibilità e migliorie. Il tutto tramite la messa a nudo delle metriche di approccio e di lavoro da parte di tutte le pedine del sistema così che ognuno possa interrogarsi sulla propria posizione e sul proprio apporto. Il primo capitolo è stato scritto dagli artisti

Luca Centola, Collettivo noMade, Ninni Donato, Angelo Gallo, Oreste Montebello, Fabio Pennacchia, Costantino Rizzuti, Marco Stefanelli e Lea Walter

pronti a lavorare per gli altri capitoli coinvolgendo altri artisti ed altri addetti ai lavori. Puoi contribuire anche tu inserendo il tuo intervento, nel form a fine pagina,  riguardo il primo capitolo e le tematiche relative ai prossimi capitoli elencate di seguito:

 

  • La Critica dell’arte
  • I Curatori
  • La stampa 
  • I musei
  • Le gallerie
  • Spazi riservati all’arte nelle città
  • I fruitori

 

Introduzione

 

È tempo di analizzare il panorama dell’arte contemporanea al fine di recuperarne il percorso. Cosa consideriamo arte oggi? Quali correnti? Cosa unisce oggi gli animi creativi? Cosa li differenzia?
Chi vive nell’arte oggi e conosce bene le dinamiche interne sa che molta che si vede, che popola gallerie e social, non attraversa dei processi poetici o stimoli creativi significativi/ autentici ma si manifesta meramente figlia del bisogno di singola importanza/esibizione e/ o di monetizzazione. Pertanto ad oggi, nel 2022, artisti per così dire “contemporanei” ripropongono, non come studio badate bene, opere informali, opere surrealiste, opere impressioniste, opere futuriste o di tante altre tipologie nobili, poetiche e splendide che hanno però già vissuto il proprio tempo. Siamo consapevoli come ogni percorso artistico vissuto nella storia dell’arte sia stato importante e fondamentale perché figlio del proprio tempo dove, tramite un’azione di pensiero ed un gesto tecnico, dovuto anche alle innovazioni del momento e ai nuovi materiali disponibili, gli artisti hanno espresso un mondo fatto a volte di movimento, altre di stasi, passando dalla guerra degli uomini alla guerra della natura, dai fenomeni sociali alle dissonanze culturali, le proteste, le espressioni di uomini distanti dalla realtà e le impressioni di altri in corsa con il tempo della luce. Sono anni che mi interrogo su che significato/ruolo/funzione abbia l’arte oggi, su cosa tenti di trasmettere, se può farcela scimmiottando le sue stesse vite passate o se c’è speranza in ciò che si respira nel contemporaneo.

Siamo consapevoli del percorso fatto dall’arte fino a tre, quattro decenni passati ma ad oggi che percorso sta vivendo? Proviamo a partire dall’analisi di ciò che possiamo trovare in mostra oggi.
Le maggior parte delle grandi mostre sono popolate da artisti storicizzati o dalle superstar dell’arte, come i neo-poppisti, i famous performer o “i giovani ragazzi” della brit-art. Nella maggior parte delle occasioni questi percorsi derivano da operazioni commerciali, di marketing, certo molto intriganti e suggestive ma figlie del capitalismo. Figlie dell’importanza di quel fine, ricorso, di voler arrivare poi non si capisce bene dove. Alla notorietà? Al riconoscimento? All’apice del mercato. In una prima analisi mi viene da pensare che ciò tende, a catena, a distruggere tutto il sistema dell’arte perché ad essere promossa non vi è più la pura/autentica arte ma il mero fenomeno che porta con se, come conseguenza, tutto il sistema bramante di successo in ogni sua ramificazione imbrigliato in logiche di mercato.

Da sempre ho avuto bisogno di esprimermi e, pertanto, nel tempo, ho in parte conosciuto le movenze del sistema. Il sistema è formato da artisti, da musei, da critici e curatori (a volte identificati in un’unica figura), da gallerie, da riviste, da fiere, eccetera. Ogni piccolo pezzo di questo sistema tenta di muoversi agevolmente, spesso per come può, affiancando maestri, usufruendo di bandi nazionali, associandosi ad istituti d’arte o altre istituzioni così da poter portar a termine dei piccoli progetti, dei piccoli ideali, per compiacersi forse, a volte addirittura sminuendoli per le poche opportunità che il panorama propone. Ciò chiaramente non avviene nei grandi progetti commerciali perché li può mancare tutto, anche l’arte, ma di certo non mancano i fondi. Ad ogni modo, date le difficoltà, ogni piccolo elemento del sistema, spesso, si auto-corrompe, si adatta, pur di poter portare a termine dei progetti che man mano gli faranno acquisire credibilità nel sistema.

Negli anni ho incontrato però anche tanti animi sensibili che sono riusciti e riescono, tramite l’arte, ad esprimersi liberamente, facendo dell’arte uno strumento di ricerca, di accrescimento dell’anima, uno strumento di analisi, per porre a se stessi e agli altri, a volte, delle domande. Questi animi spesso sentono l’onere, più che l’onore, di esser chiamati artisti. Cosa vuol dire ciò? Vuol dire che si vestono della responsabilità del proprio ruolo cercando di esprimere in maniera pura/autentica un pensiero, avendo la possibilità di comunicare tramite mezzi poetici, grazie alla propria sensibilità artistica, qualcosa a dei possibili fruitori o almeno a se stessi. Conoscere questi animi e scambiare con loro progetti, cene, discussioni, sorrisi e balli penso abbia portato un grande valore aggiunto alla mia persona ed è a me evidente lo scambio di bellezza che c’è e c’è stato tra loro. Con loro voglio condividere questa mia analisi preliminare, così da poterne ascoltare e condividere difficoltà, pensieri e possibili soluzioni, così da poterla poi condividere con chiunque graviti in questo sistema affinché possa essere uno strumento di riflessione che possa portare ad ognuno un’analisi personale, perché no, facendo magari rivalutare il proprio ruolo nel sistema, cercando così di far tornare la purezza/ l’autenticità nell’arte in direzione dell’abbandono alle direzioni meno nobili che realmente di arte non trattano. Questa introduzione sarà seguita, per fasi, dall’analisi di tutte le pedine del sistema, in condivisione con gli artisti puri/autentici che conosco e quelli che man mano condivideranno e firmeranno questo manifesto di riflessione sulla contemporaneità evidenziando le possibili perversioni/deviazioni di ogni elemento.

Angelo Gallo

 

 

 

 

 

 

Capitolo Uno

Gli Artisti

 

I primi che devono interrogarsi sul proprio ruolo sono gli artisti. La figura dell’artista è sempre stata una figura affascinante, amata e idolatrata. È d’auspicio esserlo, in molti lo desiderano e molti altri credono di esserlo. Ciò porta noi “artisti” a peccare nel nostro percorso. Si, i primi a peccare siamo proprio noi rendendo disponibile un bacino di finzione che si propaga a catena nel resto del sistema. Ciò deriva dalla brama di successo, dall’idea di poter essere riconosciuti un pò come gli artisti delle grandi operazioni commerciali. Succede così che si cerca di produrre qualcosa che possa piacere o compiacere il/al sistema. Magari qualcosa che possano apprezzare le gallerie, qualcosa che possa essere pseudo provocatorio. Anche se ormai la provocazione, la pseudo “rottura” è diventata anch’essa una corrente. Ciò che si intende è che l’artista, o qualcuno che tenta di esserlo ne sbaglia proprio l’approccio. Un’opera d’arte nasce da un’esigenza di espressione e non da un’esigenza di importanza personale, o così dovrebbe essere. Chiaro è che l’artista può sentirsi ben soddisfatto se il suo lavoro è apprezzato ma non è sicuramente per questo che si dovrebbe ritrovare a produrre qualcosa. È evidente che da parte dell’artista l’approccio all’ “atto creativo” è anche collegato al desiderio di essere “rilevante” e aggiungere attraverso la propria azione un nuovo frame all’immenso patrimonio di parole, fotogrammi, visioni nel quale siamo immersi. Allo stesso tempo, la ricerca spasmodica di novità potrebbe essere controproducente, facendo perdere di vista il piacere, intellettuale e fisico, derivante dal dare vita a forme (verbali o visive) parallele.

Un artista però, per potersi esprimere liberamente con il proprio lavoro avrebbe bisogno di risorse di partenza, di sussistenza che gli possa permettere di vivere e poter investire nella propria ricerca, nello spazio di lavoro, negli strumenti e questo di fatto non c’è ed è il primo problema della “filiera”. Un altro problema è che un creativo avvicinandosi all’ambito vive uno spazio già deviato e fa difficoltà a comprendere la giusta direzione perciò, se non riesce a vedere con attenzione, può cadere facilmente a far parte delle logiche del sistema. Come si diceva qualche riga più in alto reddito e risorse sono un grande problema per un creativo che vuole esprimersi perché è necessario aver tempo per lo studio sia teorico che pratico, per la sperimentazione, avere un luogo adatto dove poter lavorare e l’attrezzatura necessaria per farlo (strumenti, materiali, ecc). Minare l’autonomia intellettuale di un artista può portare ad una grave corruzione del lavoro e del percorso. La maggior parte dei creativi, a causa di tutti questi problemi, si ritrova a dover abbandonare la propria ricerca ripiegando, quando va bene, su ambiti similari, quando va male in ambiti completamente differenti per il bisogno di poter, in qualche modo, creare una fonte di reddito ed un modo per poter vivere. I più temerari, avendo davvero necessità di espressione, cercano di trovare lavori in ambito (insegnamento, editoria, allestimento, ecc) sperando che questi gli permettano di trovare tempo e risorse per la propria ricerca. Altri cercano invece di farne parte in tutti i modi arrampicandosi nel sistema dimenticando la pura espressione di partenza che li aveva coinvolti in origine. Concludendo minare l’autonomia intellettuale di un artista porta ad una grave corruzione del lavoro e del percorso. In diversi paesi europei forme di sostegno agli artisti sono stati implementati con relativo successo (Francia, Belgio, Regno Unito).

Siamo sensibili e quindi a dispetto del sistema capitalistico in cui, nostro malgrado siamo immersi. Ne viviamo tutta la contraddizione giornalmente eppure crediamo sinceramente che il nostro essere sensibili possa essere il punto di ripartenza per ridiscutere le modalità violente di comunicazione a cui il sistema dato ci sottopone. La produzione, tutta, è soggiogata dalla necessità di dare un prezzo da pagare per l’uso subordinato al guadagno e quindi la visione egocentrica delle attività umane risponde al mercato basato sul profitto.

L’artista con la sua sensibilità e la sua capacità di mettere in critica l’esistente può, anche attraverso l’utilizzo della forza intesa come capacità che la massa critica e senziente può esercitare sul sistema, ricercare una nuova via. La meccanizzazione della produzione è divenuta oramai normalità anche nell’espressione artistica senza occuparsi del fruitore ultimo. Si è da sempre pensato che le opere d’arte, solo per aver ottenuto questo passaporto, siano destinate a chi realmente ne ha la facoltà economica per potersele aggiudicare escludendo quindi tutti coloro che non hanno un reddito tale per poter comprare ciò che ritenuto “superfluo”. Con questo si intende, chiaramente, mettere anche in discussione la proprietà privata dell’arte e quindi il sistema delle reti che, possedendone l’esclusività, dichiarano guerra alla conoscenza e alla crescita collettiva.

Se il mercato capitalista cannibalizza tutto, l’artista, creatore delle migliori espressioni estetiche, ingegnoso generatore di bellezza ingabbiato all’interno della meccanizzazione a discapito della libertà espressiva, deve ribellarsi e porsi alla lotta per propiziare un momento di crescita politica.

La visione arida e sterile dell’attuale sistema dell’Arte punta tutto sulla creazione della figura dell’Artista super star di stampo Romantico dimenticando, purtroppo, che il romanticismo, e anche tutte le sue lunghe code post, neo, e così via, hanno trovato un inevitabile tragico epilogo già con le barbarie del Novecento. Quindi cosa resta? Ciò che siamo: l’Umanità, nel senso di comunità di destino, per usare le parole di Morin, che racchiude, quindi, l’intero genere umano senza barriere e conflitti, che purtroppo oggi invece dilagano sempre di più. L’umanità come capacità personale di ciascuno di noi di ascolto, di apertura e di sensibilità verso gli altri e verso le problematiche dell’oggi. È necessario riprendere il sentiero di un nuovo Umanesimo per sfuggire al crescere del dogmatismo unilaterale che va diffondendosi nell’attuale nascente Medioevo tecnocratico.

C’è la necessità di un Manifesto di Arte Sensibile poiché la sensibilità, verso la complessità e le tematiche dell’oggi e verso la centralità dell’Essere Umano, è una delle

condizioni essenziali per un percorso artistico autentico e significativo, ossia capace di rappresentare, valorizzare o anche criticare e, infine si auspica, modificare le attuali condizioni di vita dell’Umanità.

 

Luca Centola, Collettivo noMade, Ninni Donato, Angelo Gallo, Oreste Montebello, Fabio Pennacchia, Costantino Rizzuti, Marco Stefanelli, Lea Walter.

 

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial